L’attuale Chiesa di Santa Maria in Cortina sorge sul luogo dove il vescovo Savino (330-420) costruì una chiesa per le spoglie di Sant’Antonino (che sarebbero poi state traslate nell’omonima Basilica).
Ricostruito tra il X e l’XI secolo, l’edificio di culto venne distrutto nel 1478 da un fulmine. Si procedette, quindi, alla sua ricostruzione.
Nel 1856 subì un restauro. Duranti i lavori emersero straordinari reperti di età imperiale, tra cui il bellissimo “marmo Cecilio”, una lapide in marmo rosso di Verona parte di un monumento funebre. I ritrovamenti dimostrano che fin dal I secolo l’area fungeva da necropoli collocata appena al di fuori delle mura urbane.
Il presbiterio presenta un ciclo di affreschi attribuiti a Remondino da Piacenza. Qui si trova, inoltre, un’icona di Maria Bambina cara alla devozione popolare.
La Chiesa di Santa Maria in Cortina custodisce un ipogeo che ospitò la prima tomba del martire Sant’Antonino, patrono di Piacenza.
La memoria di questo antico luogo di sepoltura sopravvive nella venerazione dei piacentini. Da qui il 13 novembre ogni anno parte una processione fino alla Basilica di Sant’Antonino a ricordo del leggendario ritrovamento del corpo del martire, dopo che il vescovo Savino vide in sogno l’esatta posizione della sepoltura.
Attualmente è chiusa al culto.