Il tenore Flaviano Labò è nato ad Agazzino, una frazione di Borgonovo Val Tidone, il 1 febbraio 1927.
Scomparve tragicamente nella nebbia di Melegnano il 13 febbraio 1991. Aveva dato l’addio al palcoscenico due anni prima con un’ultima recita, “Simon Boccanegra”, al Teatro Municipale di Piacenza.
La carriera artistica di Flaviano Labò
Il suo percorso artistico ebbe inizio presso il Liceo Musicale Nicolini di Piacenza.
Nel maggio del 1949, grazie un’audizione alla Scala con il maestro Antonino Votto, ottenne una borsa di studio per la Scuola di Perfezionamento dello stesso Teatro. Qui ebbe l’opportunità di studiare con Cina Cigna, Carmen Melis, Apollo Granforte e il maestro Ettore Campogalliani, che seguì poi a Mantova per completare la sua preparazione.
Debuttò il 15 dicembre 1954 al Teatro Municipale di Piacenza con “Tosca”, tenuto a battesimo dal baritono concittadino Piero Campolonghi.
In pochi anni debuttò anche al Comunale di Firenze con “Forza del Destino”, opera particolarmente legata al suo nome. Poi si esibì al Carlo Felice di Genova in “Turandot”, l’opera che probabilmente più gli fu richiesta con almeno 150 rappresentazioni in tutti i teatri del mondo.
Il 25 settembre 1957 ottenne la consacrazione della sua carriera al Teatro Metropolitan di New York con “Forza del Destino” al fianco di Zinka Milanov e Leonard Warren.
Debuttò alla Scala di Milano nella stagione 1960/61 con il “Don Carlos” diretto dal maestro Gabriele Santini con Antonietta Stella, Giulietta Simionato ed Ettore Bastianini. In quella stagione alla Scala si esibì in ben 23 recite consecutive del “Don Carlos” e di “Forza del Destino”.
Il tenore Flaviano Labò
Tenore con voce ampia e potente, riconoscibile per brunitura verdiana e pastosità ma squillante e facile all’acuto, con registri centrali tanto belli da far scrivere al musicologo Walter Ricci: “il centro vocale di questo tenore è sempre stato di una bellezza ineguagliabile; si caratterizzava per la chiarezza della dizione, il bellissimo legato, l’incisività del fraseggio e la grande espressività”. Naturalmente riservato, preferiva però il confronto diretto con il pubblico dei teatri piuttosto che il poco stimolante lavoro di registrazione in studio.
Durante la sua carriera collaborò con tutti i più importanti Direttori d’Orchestra e lavorò al fianco dei più grandi artisti del suo periodo, con un repertorio vasto ed articolato in 31 Opere di cui 15 Verdiane.