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ORATORIO DI SAN CRISTOFORO

Architettura religiosa
San Cristoforo, Piacenza, ph. Archivio Comune di Piacenza

L’Oratorio di San Cristoforo un tempo si chiamava “Oratorio della Morte” perché era sede della confraternita che prestava assistenza durante i riti funebri.
Opera forse del Valmagini, presenta una cupola affrescata dai Bibiena.
Dal settembre 2020 è sede del Piccolo Museo della Poesia.

Storia

La Confraternita detta della Morte, esistente sin dal 1260 presso la chiesa di Santa Maria dell’Argine, commissionò l’edificio.
Nel XVI sec. l’associazione religiosa si spostò nella chiesa di San Silvestro, denominata della “Morte Vecchia”.
In seguito a un nuovo spostamento, la confraternita trovò dimora nella Chiesa di San Cristoforo, detta “della Morte Nuova”. La costruzione di questo edificio andò dal 1686 al 1690, anno dell’inaugurazione.
Dopo la soppressione napoleonica degli ordini religiosi, la chiesa rimase chiusa fino alla riapertura nel periodo della Restaurazione, ma nel frattempo la confraternita era stata sciolta.

Dopo diverse operazioni di recupero, negli anni Sessanta del Novecento e di recente, l’edificio ha riaperto nel 2003 come sede dell’Istituto Diocesano per la Musica Sacra “San Cristoforo”.

L’edificio

La tipologia è quella dell’oratorio. Questo di San Cristoforo è ha una pianta centrale e raccolta che richiama l’idea di un luogo intimo, costruito per la comunità.
Certamente l’opera è frutto di una collaborazione tra il Bibiena e l’architetto ducale Domenico Valmagini. Quest’ultimo utilizza la propria cultura scenografica a livello urbanistico, applicando la veduta per angolo codificata dal Bibiena.
L’Oratorio di San Cristoforo, posto nella parte nord della città all’interno del tessuto del castrum romano, si situa all’angolo di due assi stradali e permette la percezione dello scorcio scenografico da più punti di vista. La facciata con timpano è caratterizzata dall’addizione dell’ordine gigante ionico a lesene di doppio spessore.
Nell’interno l’impostazione teatrale come luogo per sacre manifestazioni risalta mediante  l’accordo tra l’architettura reale (le nicchie e quattro palchetti) e quella dipinta a quadratura dal Bibiena e dal Natali.

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LOCALITA'
Piacenza
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