Palazzo Mandelli è uno dei più significativi edifici civili di Piacenza e occupa tutta l’area tra via S. Marco e via Borghetto, nel centro cittadino.
I Mandelli, a cui si deve la costruzione dell’immobile, erano una famiglia di origine lombarda giunta a Piacenza nel 1361. Pietro, capitano dell’esercito dei Visconti di Milano, arrivò in città con la nomina a podestà. Intorno alla metà del XVIII secolo decisero di riedificare la loro dimora su un’area già di loro proprietà.
Dopo l’estinzione della famiglia nel 1826, il palazzo divenne inizialmente residenza ducale e poi nel 1913 sede della Banca d’Italia.
Francesco Tomba di Sarmato, padre dell’architetto Lotario, fu certamente il capomastro del palazzo, costruito tra il 1745 e il 1755. Il progetto è dell’architetto Gian Andrea Boldrini.
L’edificio si presenta con un fronte molto esteso (c. 75 m.) e con le zone angolari e mediane fortemente evidenziate da balconi mistilinei al piano nobile.
La facciata principale è a tre ordini di finestre, abbellite nel registro di mezzo da timpani con mascheroni e volute.
La finestra del balcone posto sopra il portone d’accesso è siglata dal simbolo araldico dei Mandelli.
Nell’atrio, il più vasto tra quelli piacentini, si organizza attraverso un complesso gioco di direttrici visive, scandito da tre spaziose volte rette da colonne in granito e vivacizzate da stucchi. Da un piccolo vano rettangolare si accede al cortile d’onore, che reca sulla destra lo scalone nobile, a due rampe parallele separate da una balaustra in marmo scuro, in un ambiente a doppio volume con due ordini di finestre e stucchi. Interessanti sono, inoltre, la sala centrale con decori tardo settecenteschi e i raffinati serramenti della biblioteca d’angolo.