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PIACENZA E LA GRANDE GUERRA

Cammini, itinerari culturali
Copertina del dépliant "La Grande Guerra a Piacenza", itinerario turistico

Questo itinerario propone la lettura della Grande Guerra attraverso i luoghi che ricordano i caduti, proposti alla memoria collettiva come eroi e guardiani della patria con edifici e monumenti commissionati ad affermati artisti e architetti dell’epoca.

Portici di Palazzo Gotico — Lapide (1919)
Il monumento, collocato sotto al portico del Palazzo Gotico di Piacenza, è uno dei più precoci esempi di opere commemorative ai caduti della prima guerra mondiale, risalente, nella prima versione in gesso, al 1919. Composto da due lapidi bronzee e da una più grande in marmo, circondata da una cornice in bronzo, ha visto nel corso degli anni l’aggiunta di altre iscrizioni, in particolare quella dei caduti della seconda guerra mondiale.

Portici di Palazzo Gotico — Lapide (1922)
Cesare Battisti, ucciso per mano degli Austriaci nel 1916, divenne fin da subito eroe nazionale e simbolo dell’irredentismo delle terre italiane ancora soggette all’Impero austriaco. La lapide qui collocata in sua memoria fu realizzata nel 1922 per mano dell’affermato scultore piacentino Astorri.

Piazza Casali — Casa del Mutilato (1938)
Realizzata su progetto dell’architetto piacentino Alfredo Soressi, quale sede della sezione locale dell’Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra (ANMIG), si presenta con un poderoso corpo basale cilindrico, tipico di una fortezza, da cui si innalza una torre ottagonale ad imitazione delle chiese e dei battisteri medievali. Così come la Casa Madre di Roma l’edificio fu pensato quale tempio votivo dove celebrare il culto laico della “virtù del sacrificio” e dell’amore inestinguibile per la patria. I committenti, i mutilati della Grande Guerra, con questo edificio si raffigurano come simbolo positivo della storia recente della Nazione. Al suo interno, pur non aperti alla visita, hanno sede ancora oggi gli uffici della Sezione piacentina dell’ANMIG, e conservano gli arredi originali.

Piazzale Milano — Monumento al Genio Pontiere (1928)
Il monumento al Pontiere d’Italia fu edificato in onore del 2° Reggimento Genio Pontieri: un reparto dell’Esercito italiano fondato a Piacenza nel 1883 e impegnato sia in azioni militari che in attività di soccorso alla popolazione, in caso di maltempo o durante le imponenti piene del fiume Po. Inizialmente venne bandita una gara che prevedeva la realizzazione di una semplice lapide, ma nel 1926 vennero incaricati direttamente l’architetto tenente Peranna e lo scultore soldato Mario Salazzari di realizzare progetti monumentali e di seguire le fasi di esecuzione dei lavori. L’iconografia del monumento esprime e sottolinea l’eroismo del Genio Pontiere sia in tempo di guerra che in tempo di pace e si compone di quattro gruppi scultorei in bronzo: sul lato Nord, verso il fiume, sono rappresentati entro composizione piramidale un soldato che salva dalle acque una donna quasi esanime, un secondo militare che stringe a se un fanciullo, ed una donna che innalza un bambino verso il cielo. Sul lato Sud, rivolto verso la città, sono rappresentati, con un medesimo schema, quattro pontieri che spingono con forza il caratteristico barcone in ferro, incitati dalla
figura allegorica dell’Italia. Ai due lati figure simboliche di vecchi con lunghe barbe versano l’acqua da grandi anfore, secondo la tradizionale iconografia dei fiumi: rappresentano il Piave ad est e l’Isonzo ad ovest, luoghi presso i quali si fecero valere i pontieri durante la Grande Guerra.

Cimitero urbano, secondo campo — Famedio dei Caduti (1936-39)
Durante gli anni del conflitto e nel periodo immediatamente successivo i caduti del Comune di Piacenza, deceduti in guerra o per le sue conseguenze, venivano sepolti nel cimitero urbano. Nel 1930 il Comune di Piacenza decise di riservare un’area del cimitero principale della città per il collocamento decoroso e definitivo delle salme dei caduti n guerra. L’Ara crematoria del cimitero fu
quindi trasformata in “Famedio dei caduti”. La cappella del cimitero, affidata alla supervisione del pittore piacentino Luciano Ricchetti, è ornata e arredata con simboli che alternano e fondono il mondo cristiano, con riferimento al sacrificio ma anche alla speranza nell’aldilà, e il mondo della celebrazione militare. La cupola ottagonale ospita le figure del Redentore, di Sant’Antonino patrono di Piacenza, di un vescovo identificabile come San Savino, o come il piacentino Tedaldo Visconti, poi papa Gregorio X, e infine di un soldato ferito, stoicamente in piedi fra il filo spinato della trincea, intento a lanciare le ultime bombe. Gli altri quattro spicchi ospitano un elmetto all’interno di una corona di spine, summa della convergenza simbolica fra il sacrificio dei militari e
il sacrificio di Cristo.

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LOCALITA
Piacenza

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