Nei pressi di Piacenza, al tratto principale della Via Francigena, che conduceva in toscana attraversando il passo della Cisa, si affiancava la meno frequentata Via dei Monasteri Regi, che da Fiorenzuola (sede di un’antica fondazione monastica) saliva a Borgotaro fino al passo del Bratello per poi ricongiungersi, nei pressi di Pontremoli, alla Via Francigena.
Il percorso della Via dei monasteri regi
I pellegrini che giungevano da Piacenza si fermavano a Fiorenzuola, dove era presente un’antica fondazione monastica, e proseguivano per Castell’Arquato, castrum longobardo e medievale.
Scendevano poi verso Lugagnano e Lavernasco (antico nome di Vernasca), il cui castello è ricordato per la prima volta in un diploma del 1015 indirizzato al monastero di Tolla. Proseguivano quindi per Morfasso, sede dell’abbazia di S. Salvatore e S. Gallo di Tolla, edificio del quale è rimasto ben poco a causa della franosità del terreno e del probabile reimpiego di materiali.
Oltre l’attuale provincia di Piacenza
Successivamente, il percorso toccava Cogno e Gazzo per giungere a Bardi, centro appartenente alla ricca abbazia di origine longobarda di San Silvestro di Nonantola, dove si congiungeva alla Via degli Abati, proveniente da Bobbio.
Scendendo da Bardi lungo la valle del Noveglia si raggiungeva Gravago, antico Monastero di monaci Benedettini dedicato a San Michele Arcangelo, di cui restano solo deboli tracce nella sacrestia dell’attuale chiesa. Quindi, il passo del Bratello, il più comodo tra quelli che conducano dal parmense alla Lunigiana, permetteva di raggiungere PontremoIi e la Via Francigena attraverso la Pieve di Vignoia oppure il castello di Grondola, che dominava la strada del valico sul versante Toscano e per il cui possesso, in età comunale, vi furono intense lotte tra Piacenza, Parma e i nobili Malaspina.