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SAN CORRADO CONFALONIERI

Curiosità
Castello, ph. Turismo Piacenza

(San) Corrado Confalonieri era un uomo del suo tempo, amava la caccia che praticava nelle terre del suo feudo piacentino, dove era nato nel castello di Calendasco nel 1290.
La sua era una famiglia guelfa di nobili militi a servizio del Vescovo di Piacenza, che in cambio aveva ottenuto i possedimenti di Calendasco con le rendite terriere e quelle legate al fiume Po.
Nel 1315 Corrado, durante una battuta di caccia nel caldo giugno, per stanare la selvaggina fa incendiare sterpaglie e rovi, ma il fuoco si estende ai tanti boschi e danneggia fattorie e stalle. Il danno è  enorme per quei tempi e il Visconti, che era nemico del Vescovo, fa arrestare un povero contadino.

L’evento

Qui avviene l’atto principe della vita di questo milite: si presenta a Galeazzo Visconti ed ammette la colpa!
L’essere nobile gli salva la vita, ma deve risarcire il danno e subisce la pesantissima pena della confisca di tutti i terreni per risarcire il danno fatto.
Questo evento segnò profondamente la vita di Corrado, che negli anni successivi si avvicinò sempre più alla fede.
Fu così che Corrado, in accordo con la moglie Giovannina, decise di votarsi alla religione: lui divenne francescano terziario, lei clarissa.

La decisione

Nel progredire nel suo stato religioso ebbe modo di riflettere sulla sua scelta fino a prendere la decisione di lasciare Piacenza e tutte le cose materiali per dedicarsi alla propria anima e alle cose eterne.
Dopo Assisi, Roma e probabilmente la Terra Santa, nel 1343 arriva a Noto in Sicilia. Qui ormai frate terziario di provata virtù ed esperienza, fa vita ritirata da eremita nella grotta posta in quella valle netina.
I miracoli che compie da subito sono tanti: guarigione del bambino ernioso e dono continuo a chi lo visitava, di pane caldo che compariva nella grotta spoglia di tutto.
Corrado morì nella sua grotta a Noto il 19 febbraio 1351 con al suo fianco il confessore.

Il racconto su San Corrado Confalonieri

Il racconto narra di un trapasso avvenuto in ginocchio e in preghiera con gli occhi al cielo, posizione mantenuta anche dopo la morte, mentre una luce avvolgeva la Grotta dei Pizzoni.
Venne seppellito nella Chiesa di San Nicolò a Noto, secondo le sue volontà.
In seguito il corpo di San Corrado Confalonieri venne traslato nella Cattedrale di Noto dove è venerato da parecchi secoli.
Subito le genti di Noto ebbero verso di lui la tipica venerazioni dovuta a chi era ritenuto Santo e tale fu la sua sorte.
Oltre alla concessione della beatificazione nel 1515 e la concessione della ulteriore processione da farsi anche nell’ultima domenica d’agosto aggiunta a quella da farsi nella data della morte, il papa Urbano VIII nel 1625 concesse la piena venerazione di Corrado come Santo dell’Ordine Francescano in tutto il mondo.

Cosa vedere

A Calendasco si trovano i tre luoghi dell’anima del culto al santo: il piccolo hospitio convento che fungeva da ricovero per i pellegrini diretti al guado del Po di Soprarivo, il castello del XIII secolo dove nacque fisicamente così come attesta l’atto della Curia notarile di Piacenza del 9 agosto 1617 a firma del vescovo mons. Rangoni, e la chiesa dove si presume sia anche stato battezzato.
Corrado Confalonieri divenne Patrono di Calendasco, nel 1617.

Nella chiesa parrocchiale di Calendasco, è conservato un dipinto di autore ignoto dei primi del XVII secolo, che raffigura San Corrado Confalonieri con l’abito francescano durante la sua conversione nell’eremo denominato “gorgolare”, e la reliquia del pollice della sua mano sinistra.
La chiesa custodisce, inoltre, una grande pala del 1750 che raffigura il patrono del paese e due reliquie insigni che nel 1907 e nel 1927 vennero donate dai Vescovi di Noto a Calendasco da porre alla venerazione dei fedeli.
A Noto il patrono viene ricordato con processioni che si svolgono due volte l’anno, il 19 di febbraio e nell’ultima domenica di agosto. Dal 1485 il corpo del “santo eremita” viene conservato a Noto, in una magnifica urna argentea.
Nella Valle che circonda Noto vi è l’eremo di San Corrado, che ingloba ancora oggi la grotta dell’eremita.
Una nuda grotta rocciosa ove visse in preghiera e contemplazione.

Nell’eremo del “santo” vi è anche un Museo con esposti gli ex voto per le grazie ricevute, quali ad esempio arti artificiali: una testimonianza concreta della continua grazia che i devoti ricevono per intercessione di San Corrado.

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Calendasco

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