Fino al 68 d.C. anche Piacenza poteva vantare un anfiteatro, ora perduto.
Dove si trovava l’anfiteatro perduto
Collocato fuori delle mura, sulla riva del Po, si trattava secondo molte fonti uno dei monumenti più maestosi ed imponenti d’Italia. L’area del palco doveva essere in muratura, mentre gli spalti erano presumibilmente in legno. Materiale agile ma pericoloso, se posto a contatto con il fuoco.
La distruzione
Venne incendiato e raso al suolo dal generale Cecina, inviato in Italia dal nuovo imperatore Ottone per sbaragliare le truppe di Vitellio, fortificate proprio a Piacenza.
Faticando ad entrare nella città, che si era apertamente schierata con il nemico, il generale si vendicò abbattendo lo splendido edificio. Molti storici hanno ragione di credere che, in realtà, questo gesto sconsiderato abbia trovato l’appoggio dai comuni vicini, invidiosi della prosperità di Piacenza.
Quel che resta
Del monumentale anfiteatro non è attualmente visibile alcun resto. Negli anni Ottanta alcuni archeologi rinvennero resti di un edificio di fronte a Palazzo Farnese. Si ipotizzò fossero i resti dell’anfiteatro. I resti non videro mai la luce perché rimasero protetti da calcestruzzo sotto un edificio adibito ad uffici. Una volta demolito il palazzo, nei primi decenni del 2000 un edificio residenziale prese il suo posto, senza che i resti potessero essere scoperti.