Gli edifici teatrali piacentini possono idealmente essere divisi in due gruppi: da un lato il teatro Municipale legato in particolare alla tradizione ottocentesca del melodramma, dall’altro gli spazi scenici recuperati in periodi successivi dal consistente patrimonio immobiliare di carattere religioso della città, chiese sconsacrate e chiuse al pubblico, in gran parte a causa degli editti napoleonici che sancirono la soppressione degli ordini conventuali. Oggi tale rete di strutture testimonia la vivacità e l’interesse cittadino per la realtà del teatro di prosa, la concertistica, la danza e la lirica, con programmazioni declinate anche per i più giovani attraverso un costante rapporto con il mondo della scuola.
Teatro dei Filodrammatici
Nel 1908 la Società Filodrammatica Piacentina si insediò nella chiesa, a navata unica con volta a botte, del complesso monastico di S. Franca, chiusa durante le soppressioni napoleoniche. All’ingegner Giovanni Gazzola venne affidato il compito di trasformare la chiesa in un piccolo teatro; lo stile Liberty, di gran moda all’inizio del Novecento, influenzò tutto il progetto.
Il tema decorativo delle linee curve che caratterizza l’esterno, definito ad ali di farfalla, si accompagna ai portoni ed alle parti in ferro battuto, in particolare ai lampioncini con coda a serpentina.
Il gusto degli interni appare, invece, ancora ottocentesco: delicate decorazioni floreali attraversano tutta la sala, dall’arco di proscenio al soffitto.
Il teatro, dopo un lungo restauro, ha riaperto i battenti nel 2000 e può accogliere quasi 300 spettatori.
Teatro Municipale
Inaugurato nel 1804, dopo solo un anno di cantiere, rappresenta il più importante e capiente edificio teatrale della città con i suoi 1124 posti. L’opera fu affidata all’architetto Lotario Tomba, che inserì la struttura su un preesistente palazzo nobiliare.
La facciata, rielaborata negli anni successivi dall’architetto e scenografo milanese Alessandro Sanquirico, richiama il famoso modello lombardo del teatro alla Scala.
Il teatro piacentino si caratterizza per la presenza dei palchi, a tutt’oggi in gran parte di proprietà privata, e per l’atmosfera romantica della sala, con velluti rossi e ornamenti dorati.
La planimetria ellittica e il legno fanno della cavea una straordinaria cassa armonica in grado di valorizzare e amplificare recitazione, musica e canto.
Per recuperare spazio al palcoscenico, piuttosto ridotto, visto il vincolo dei muri perimetrali su cui intervenne il Tomba, l’ampio sottotetto è stato trasformato, alla fine degli anni Settanta, in un auditorium denominato Sala degli Scenografi.
Salata dei Teatini
Importanti lavori di recupero e restauro della chiesa dell’Ordine dei Teatini dedicata a S. Vincenzo, ed edificata alla fine del Cinquecento, hanno permesso di riaprire nel 2009 un moderno auditorium di grande qualità acustica, in grado di accogliere circa 150 spettatori.
Di grande impatto è l’apparato decorativo che riveste tutte le superfici della chiesa, datato tra la fine del XVII e il XIX secolo: oltre al complesso sistema di quadrature che si sviluppa sulle volte e sulle cupole, sono affrescati santi, angeli e profeti, scene bibliche e allegoriche di importanti pittori, fra cui Roberto De Longe e Giovanni Evangelista Draghi.
L’intervento che più sottolinea la nuova felice destinazione d’uso è il palcoscenico ligneo nella zona destinata all’altare, protetto da un’innovativa camera acustica trasparente che rende la Sala dei Teatini uno spazio privilegiato, in particolare per l’attività concertistica.
Santa Maria della Pace
Restaurata dagli Ospizi Civili, la chiesa, edificata nel XVI secolo, è oggi adibita ad auditorium dalla capienza di 100 posti.
L’interno è impreziosito da arredi e pale d’altare; inoltre la volta conserva affreschi del pittore piacentino Luciano Ricchetti.
Teatro San Matteo
La facciata della chiesa, in origine a tre navate, ha subito diverse trasformazioni fino alle attuali forme neoclassiche.
Sul lato nord è ancora visibile un piccolo portale con un architrave che rappresenta L’adorazione dell’agnello divino, copia dell’originale conservato presso i Musei Civici.
La chiesa fu chiusa definitivamente al culto nel 1903 e adattata negli anni successivi anche a sala cinematografica.
Teatro Gioia
Dalla sua fondazione, attorno all’anno 1000, l’edificio ha subito molte trasformazioni e ha cambiato la sua destinazione d’uso fino ad arrivare alla sua dismissione con Napoleone e alla riconversione in teatro Romagnosi.
L’arrivo dei Gesuiti nel 1887 ne ha decretato la riconsacrazione come chiesa del Sacro Cuore. Dopo il trasferimento dei religiosi nel 1992, l’edificio – di proprietà della Fondazione di Piacenza e Vigevano; è stato successivamente ripensato come sala polivalente, destinata a conferenze, concerti, spettacoli di danza e attività di ricerca laboratoriale.