Sito Ufficiale di Informazione Turistica della redazione locale di Piacenza

PIACENZA TRA OTTOCENTO E NOVECENTO

Cammini, itinerari culturali
Copertina del dépliant "Piacenza tra 800 e 900", itinerario turistico

Piacenza, colonia romana, fiorente centro medioevale, beneficiata dai fasti farnesiani, Primogenita d’Italia, come città post-unitaria si trasforma in un complesso rapporto tra passato e presente, tra rivoluzione e reazione, tra cosmopolitismo e provincia. L’esigenza di modernità si coniuga con il recupero dell’antico, che porta al restauro di edifici in degrado, ma naturalmente conduce anche alla costruzione di nuovi fabbricati, espressione delle nuove correnti di stile e di ambiziose aspirazioni nei riguardi del futuro. Alla grande stagione delle sontuose residenze segue quella della committenza pubblica, dell’edilizia scolastica, dei primi piani regolatori. La città cresce fuori dalle sue mura, dove in prevalenza localizza gli opifici, testimonianza di una Piacenza che lavora, e oggi interessanti esempi di archeologia industriale.

Urban Center (Fine XIX secolo)

Il complesso, esteso su di una superficie molto vasta circondata da mura, fu costruito su progetto di Diofebo Negrotti alla fine del XIX secolo, per attendere alle norme che obbligavano le città con più di seimila abitanti a costruire un macello pubblico.
Svolse tale funzione di macello pubblico fino al 1985. Nel 1989 fu sottoposto a vincolo della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici dell’Emilia Romagna.
Interessato da importanti lavori di restauro dal 1999, che l’hanno restituito con una nuova funzione di servizio alla cittadinanza, è stato inaugurato nel 2008.
Oggi è sede della facoltà di Architettura del Politecnico, dell’Ordine degli architetti, paesaggisti, pianificatori e conservatori, del Museo di Storia Naturale (via Scalabrini, 107 – Tel. +39 0523 334980 – www.msn.piacenza.it) e del piccolo Museo del Petrolio – POGaM (via Scalabrini, 107 – Tel. +39 0523 335039 o +39 333 5093138) – e rappresenta uno dei più importanti esempi di archeologia industriale all’interno della città.

Teatro Municipale

Inaugurato nel 1804, dopo solo un anno di cantiere, rappresenta il più importante e capiente edificio teatrale della città, 1124 posti, su progetto dell’architetto Lotario Tomba.
La facciata, ritoccata negli anni successivi dall’architetto e scenografo milanese Alessandro Sanquirico, richiama il teatro alla Scala di Milano.
Dal portico, che accoglieva spettatori e carrozze al riparo dalla pioggia, si accede all’elegante foyer, spazio indispensabile alla vita del teatro.
La planimetria ellittica e il legno fanno della cavea una straordinaria cassa armonica in grado di valorizzare e amplificare recitazione, musica e canto.
Grande spazio era stato dato all’illuminazione che ancora oggi conserva candelabri affiancati dai lampioncini a gas.
Il gusto e la decorazione degli spazi risalgono al 1857 e sono opera di Gerolamo Magnani e del suo staff.
Per recuperare spazio a palcoscenico l’ampio sottotetto è stato trasformato, alla fine degli anni Settanta, in un auditorio denominato Sala degli Scenografi.

Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi

Realizzata su progetto dell’architetto Giulio Ulisse Arata, fu inaugurata nel 1930.
Il collezionista Giuseppe Ricci Oddi, alla ricerca di un edificio adatto a contenere la sua collezione d’ opere d’arte moderna, decise di far costruire a sue spese la galleria sull’area dell’ex convento di S. Siro, di proprietà del Comune di Piacenza.
Ancora oggi è visibile la perfetta integrazione tra le parti residue dell’ex Convento di S. Siro ed il nuovo edificio attraverso una serie di cortili porticati, che offrono una progressione di passaggi filtranti tra i vari corpi di fabbrica in simbiotica armonia tra spazio chiuso e aperto.
La costruzione si rifà a soluzioni moderniste di inizio Novecento.
La facciata è dominata da un grande portale centrale che da accesso ad un salone quadrato, da cui si snoda un corridoio lungo il quale si aprono le sale sino ad uno spazio ottagonale, che si prolunga a sua volta in ulteriori salette disposte a raggiera.
La Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi ospita opere di importanti artisti stranieri e italiani dell’Ottocento e del Novecento .
In rappresentanza dell’Ottocento citiamo Francesco Hayez, Girolamo Induno, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Antonio Fontanesi, Gaetano Previati, Giuseppe Pellizza Da Volpedo, Giuseppe De Nittis, Domenico Morelli, Francesco Paolo Michetti, Federico Zandomenighi e il piacentino Stefano Bruzzi.
Gli autori più famosi del Novecento qui rappresentati sono, tra gli altri, Medardo Rosso, Umberto Boccioni, Filippo De Pisis, Carlo Carrà, Felice Casorati, Tranquillo Cremona e Luigi Conconi. Per i piacentini citiamo Luciano Ricchetti e Bruno Cassinari.

Teatro dei Filodrammatici

La Società Filodrammatica Piacentina si insediò nel 1908 nella chiesa di S. Franca a navata unica e volta a botte, facente in origine parte del complesso monastico di S. Franca.
All’ingegner Giovanni Gazzola venne affidato il compito di trasformare la chiesa in un piccolo teatro; lo stile Liberty, di gran moda all’inizio del Novecento, influenzò tutto il progetto.
Il tema decorativo delle linee curve, definito ad ali di farfalla, caratterizza l’esterno così come i portoni e le parti di ferro battuto, in particolare i lampioncini con coda a serpentina.
Il gusto degli interni appare più ottocentesco: delicate decorazioni floreali attraversano tutta la sala, dall’arco di proscenio al soffitto, illuminata altresì da una doppia fila di palloncini dorati con motivo a foglie di pungitopo.

Corso Vittorio Emanuele II e via Cavour

Numerosi esempi di arte e architettura, in particolare del Novecento e delle sue diverse correnti, si trovano sia proseguendo verso Barriera Genova, sia nella direzione opposta verso Barriera Milano.
Pubblico Passeggio, nato su imitazione delle promenades delle grandi città europee di inizio secolo, è affettuosamente chiamato dai Piacentini Facsal (dall’inglese Vauxhall).
I palazzi INA e INPS, situati di fronte a piazza Cavalli, sono opere degli anni Trenta.
L’edilizia scolastica presenta diversi esempi di arte risalente al periodo fascista, come il Liceo Scientifico Respighi (Ex Casa del Balilla, del 1940) e il Liceo Ginnasio Gioia (del 1935).
Precedenti, invece, la scuola elementare Mazzini (del 1904) e l’Istituto Romagnosi (terminato nel 1914).
Nella Galleria della Borsa sono visibili gli affreschi di Luciano Ricchetti, databili alla metà degli anni Cinquanta, interamente dedicati al tema del lavoro.

Museo del Risorgimento

É una sezione dei Musei Civici ospitati a palazzo Farnese, grazie ad un accordo con l’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, comitato di Piacenza.
Disposto in quattro sale, raccoglie documenti, cimeli, immagini e armi databili tra il 1821 e il 1871.
Ricca è la sezione dedicata agli eventi del 1848 e all’esito del Plebiscito, con il quale Piacenza si pronunciò per l’adesione al Regno Sardo, Primogenita del futuro Regno d’Italia.
Ampio spazio è dato alla figura di Garibaldi e all’arruolamento garibaldino. Sono esposti anche bandiere, medaglie, armi bianche e da fuoco, giubbe, fazzoletti patriottici e camicie rosse.

Monumento ai pontieri

Realizzato nel 1928, è opera di Mario Salazzari, giovane artista arruolato presso il Reggimento Pontieri ed ha evidenti richiami allo stile Liberty.
Celebra contemporaneamente le gesta eroiche dei combattenti della Prima guerra mondiale e l’aiuto prestato dal Genio Pontieri in occasione di calamità che colpirono la città.
Alla base della struttura, in marmo bianco e alta 16 metri, sono disposti quattro gruppi di statue in bronzo con figure allegoriche dei fiumi Isonzo e Piave e imprese dei Pontieri.
La Dea Romana domina sul gruppo marmoreo con in mano la Vittoria Alata.

Ex centrale elettrica Emilia

La struttura è un magnifico esempio di stile Liberty, progettata nel 1929 da Pietro Portaluppi, uno dei più importanti architetti italiani del Novecento.
Centrale all’epoca all’avanguardia, presenta un’innovativa struttura in calcestruzzo armato, associata ad un tamponamento in muratura di mattoni piani e conclusa da grandi aperture vetrate.
Ha funzionato a pieno regime fino all’ottobre 1982; definitivamente dismessa nel dicembre 1985, rappresenta un rilevante esempio di applicazione sperimentale del calcestruzzo armato nell’edificazione industriale.

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Piacenza

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